Diritto di Sciopero

ROMA: CNEL “Conferenza delle parti sociali sullo stato di attuazione della L.146/90 sul diritto di sciopero e successive modificazioni” Cisl, Uil e soprattutto la Cgil vogliono il monopolio del diritto di sciopero. L’intervento della CUB.

“Conferenza delle parti sociali sullo stato di attuazione della L.146/90 e successive modificazioni”, convocata dalla Commissione di Garanzia il 27.03.2012 a Roma presso la sede del CNEL.

Moltissimi i rappresentanti istituzionali, datoriali e sindacali (ARAN, FEDERUTILITY, FEDERAMBIENTE, ASSTEL, RAI, TELECOM, Organismo Unitario Avvocati, Unione Camere Penali, CNA, FERROVIE DELLO STATO, TRENITALIA, NTV, ASSAEREO, ASSAEROPORTI, ASSOHANDLERS, ALITALIA, ENAV, ENAC, IBAR, ASSTRA, ATAC, ASSORIMORCHIATORI, FILT CGIL, FIT CISL, UILTRASPORTI, UGL, USB, ATM PP, IPA, UNIONE PILOTI, FP CGIL, FIADEL, SLC CGIL, SLP CISL, FISTEL CISL, FEGICA CISL, UGL (igiene ambientale), ADOC, ADICONSUM, LEGA CONSUMATORI).

Era presente anche la Cub.

La Conferenza è stata salutata dal Presidente del Cnel (A. Marzano) che, nel lodare l’intervento della Commissione di Garanzia quale organismo di controllo sull’applicazione della normativa esistente  in materia di esercizio del diritto di sciopero, ha comunque subito chiarito l’interesse del Governo e degli altri “attori” istituzionali su quanto sarebbe emerso dal dibattito.
Anche il Presidente della Commissione di Garanzia, Alesse, è intervenuto leggendo una relazione in cui, tra l’altro, si sottolineavano gli interventi effettuati per “sventare” l’effettuazione di scioperi indetti in violazione della vigente normativa.
Gli interventi datoriali/istituzionali che si sono succeduti hanno tutti sollecitato, nei fatti, un inasprimento della regolamentazione del diritto di sciopero, pur sottolineando il “ corretto funzionamento” della L.146/90 e della L.83/00 nella sua funzione di “regolatrice” dell’esercizio del diritto di sciopero (ndr: funzione antisciopero) e pur plaudendo all’intervento del legislatore che “dal 1990 ha dotato il sistema produttivo del nostro paese di strumenti che non esistono in altri paesi europei”.

In particolare si sono alternate richieste di allungamento delle procedure di raffreddamento e dei tempi di rarefazione oggettiva e soggettiva (periodo di tempo tra l’indizione e l’effettuazione tra uno sciopero e l’altro), di ampliamento dei contingenti minimi, di accorciamento dei tempi per l’individuazione delle liste dei contingenti minimi, di divieto della seconda indizione sulla medesima vertenza se nella prima indizione non si è raggiunto un limite fissato e consistente di adesioni, ecc.Nell’intervento l’ex-Presidente della Commissione di Garanzia ha invitato il legislatore ad intervenire con urgenza sulle regole della rappresentanza, al fine di conculcare il diritto di sciopero a chiunque non sia in possesso di un adeguata rappresentatività.

 

Ha invocato l’istituzione del referendum preventivo, quale unico strumento capace di regolare il diritto di sciopero e di evitare che “sia utilizzato per esercitare una dannosa concorrenza fra sigle sindacali”. (Sic!)
Da evidenziare che i rappresentanti confederali di Cgil, Cisl e Uil intervenuti prima delle aziende, in un modo o nell’altro, hanno sollecitato l’intervento del legislatore e della Commissione di Garanzia al fine di coniugare il diritto di sciopero con il diritto di rappresentanza.
La Cgil, in particolare, nel richiedere che le modifiche alla normativa sul diritto di sciopero non debbano permettere alla Commissione di Garanzia di intervenire nella vertenza quale arbitro tra le parti ma solo quale soggetto regolatore del conflitto, ha esplicitamente richiesto sia una legge sulla rappresentanza in conformità a quanto previsto dall’accordo del 28.6.2011, sia una modifica al diritto di sciopero affinché sia riservato alle organizzazioni aderenti alle “grandi confederazioni”, effettivamente rappresentative e in possesso dei requisiti sulla rappresentanza che la norma stabilirà.
Analoghe richieste sono arrivate anche dai rappresentanti confederali di Cisl e Uil, i quali hanno pure richiesto che il legislatore preveda l’indizione di un referendum preventivo all’indizione di uno sciopero. Gli stessi hanno anche articolato brevi ragionamenti sullo sciopero virtuale.
In particolare i rappresentanti confederali di Cisl e Uil hanno sollecitato un intervento di “sfrondamento”, per consentire alle grandi confederazioni in possesso dei requisiti previsti dalle norme sulla rappresentanza, l’indizione di scioperi senza l’intralcio generato dalla miriade di “sciopericchi” indetti da sigle prive di radicamento tra i lavoratori.
L’Ugl è stata più sfumata su tali questioni anche se le ha riprese e rilanciate integralmente.
Anche i segretari di categoria di Filt, Fit, Uil trasporti hanno auspicato il varo di una legge sulla rappresentanza nonché di una normativa sul diritto di sciopero in modo che ognuna “rifletta gli assunti dell’altra”. Tali segretari negli interventi non si sono sbilanciati, così come hanno fatto i loro colleghi confederali, nel sollecitare una normativa oltremodo restrittiva che “rischierebbe di paralizzare l’esercizio dello sciopero stesso”in ambiti lavorativi che risentono pesantemente degli effetti della crisi in atto.
A differenza dei rappresentanti confederali, i rappresentanti delle categorie sono stati, però, sprezzanti e offensivi nei confronti di sigle che, senza mai nominarle, “millantano una rappresentatività che non possiedono” e che solo nell’indizione di sciopero promuovono una concorrenza “sleale e pericolosa” con i sindacati “confederali tradizionali”.
Comunque, tutte le rappresentanze istituzionali e datoriali hanno fatto proprie e rilanciato l’invito formulato da Cgil, Cisl e Uil, nelle diverse articolazioni presenti, a “coniugare” la legge sulla rappresentanza con quella sul diritto di sciopero.
La Cub nell’intervento è uscita dal coro.
La Cub, nel ricordare che il diritto di sciopero è il diritto dei diritti, essenziale per la difesa e la conquista di altri diritti sociali e del lavoro, si è dichiarata contraria ad un inasprimento della normativa sul diritto di sciopero.
Nello stigmatizzare il comportamento della Commissione di Garanzia, proteso a lasciar mano libera alle controparti datoriali e ad imbrigliare le mobilitazioni dei lavoratori, spesso addirittura vietandole e comunque depotenziandone gli effetti, la Cub ha sottolineato la propria contrarietà all’intero impianto della L.146/90 e succ. mod.
La Cub ha fatto notare che il Paese è asfissiato dai licenziamenti, dal precariato, dalla disoccupazione, dalla discriminazione di genere sul lavoro, dalla mancanza di investimenti, dalla recessione e che la pretesa di continuare ad esercitare un controllo politico ossessivo sullo sciopero evidenzia sinistri progetti del governo e delle istituzioni: l’obiettivo non è certo il rilancio dell’economia di cui tutti parlano a sproposito.

La Cub ha definito paradossale la richiesta dei sindacati che hanno rivendicato, violando la costituzione e a danno dei lavoratori, il monopolio del diritto di sciopero dopo aver fruito da anni del monopolio della rappresentanza.
La Cub ha denunciato come sia divenuto evidente che anche Cgil, Cisl e Uil non siano interessate a difendere l’interesse dei lavoratori se, come hanno fatto, si sono affannate ad invocare un ulteriore giro di vite sul diritto di sciopero.
La Cub ha lanciato un appello affinché si consenta ai cittadini, in nome della democrazia, di intervenire direttamente nella vita politica e sociale del nostro paese, lasciando a disposizione gli strumenti, come appunto il diritto di sciopero.

La Cub, comunque, stigmattizzando il tenore del dibattito tenutosi fino ad allora e sollecitando una riforma della normativa tesa a svincolare il diritto di sciopero dalle limitazioni esistenti, ha indicato alcuni interventi da subito necessari:

•    rendere più brevi le procedure di raffreddamento, prevedendo sanzioni severe nei confronti delle società/rappresentanze datoriali che non convocano i sindacati proclamanti e che non ottemperano agli obblighi previsti dalla L. 146/90 e succ. mod., evitando addirittura sia di presentarsi  alle convocazioni della Prefettura e/o del Ministero del Lavoro, sia di entrare nel merito della vertenza quando, chi proclama l’agitazione non è un sindacato concertativo;

•    obbligo per le aziende di diminuire drasticamente i contingenti di personale da comandare per l’effettuazione dei servizi minimi nonché di convocare le OO.SS. proclamanti per la discussione sulle comandate stesse. A tale proposito si è richiesto che la normativa sgomberi il campo sugli obblighi dei lavoratori comandati in servizio, restringendoli all’espletamento dei soli servizi minimi da garantire;

•    rivisitazione della normativa considerando che è stata concepita per garantire la continuità, in caso di sciopero, di servizi gestiti in assoluto monopolio ma che ormai sono stati liberalizzati, determinando una differenziazione di offerta che ha senso continuare ad assicurare solo per le agitazioni che insistono sulla totalità degli operatori esistenti (esempio nel Trasporto Aereo: non serve continuare a garantire un volo per gli USA in caso di sciopero in un singolo vettore, visto che il cittadino può recarsi a destinazione fruendo del servizio di altri operatori aeronautici);

•    definizione stringente dei settori operativi e non-operativi nell’ambito di un determinato servizio. Le aziende chiudono per mesi in occasione di periodi di solidarietà, smaltimento ferie, cassa integrazione, ecc., intere unità operative su cui, però, in caso di sciopero pretendono si applichino limiti di durata, preavvisi e quant’altro contenuto nella L.146/90;

•    definizione degli ambiti e dei limiti dell’intervento di divieto di sciopero ai sensi dell’art.8 da parte del Presidente del Consiglio e/o di un Ministro da lui delegato.
La Cub ha terminato l’intervento invitando la Commissione di Garanzia, le rappresentanze istituzionali, i sindacati ad alzare lo sguardo sul Paese reale e a rinunciare a comprimere il diritto di sciopero per imporre scelte che i lavoratori ed i cittadini subiscono e non condividono e che, comunque, presto o tardi troveranno il modo di respingere.
Ha rotto il coro, anche l’intervento dell’USB che si è dichiarato contro la decisione di coniugare il diritto di sciopero con il diritto di rappresentanza anche se, al contempo, si è pronunciato positivamente sul varo di una legge sulla rappresentanza.

Al termine dei lavori, il Presidente della Commissione di Garanzia, rivolgendosi ai superstiti rimasti in sala, ha tenuto a sottolineare che la Conferenza era stata indetta non per raccogliere suggerimenti sulle modifiche alla L.146/90 né per carpire i punti di caduta delle OO.SS. su eventuali norme il cui varo spetterebbe comunque al legislatore.
Tale “giustificazione”, peraltro non richiesta da nessuno, è risultata in aperta contraddizione con quanto dichiarato in apertura di giornata dal Presidente del CNEL.
Per CUB: Antonio Amoroso
P.S. Sarà un caso ma il 21 marzo la Commissione Europea ha varato un testo, basato sul documento richiesto nel 2010 da Barroso a Monti, sulla regolamentazione del diritto di sciopero al fine di rendere compatibili le proteste dei lavoratori con le regole del mercato unico!

(Leggete un articolo interessante pubblicato oggi a pag 2 del Manifesto che, purtroppo, però nell’incensare la Cgil e Cofferati dimentica il ruolo svolto da quella organizzazione e dal suddetto segretario nel 2000, in occasione del varo della L. 83/2000 con cui si è stabilito un ulteriore giro di vite al diritto di sciopero, peraltro già pesantemente limitato dal 1990 con la L. 146, concertata sempre con la stessa Cgil e con l’allora segretario Trentin).

Fonte cub.it

 

Roma 27 3 2012